Da alcuni anni a questa parte il 15 settembre di ogni anno la veglia di Romena prende vita nel quartiere di Brancaccio, Palermo. E’ un giorno doppiamente speciale: il giorno in cui don Pino Puglisi nacque e quello in cui fu ucciso. Davanti alla porta del centro Padre nostro, da lui fondato, nel punto esatto in cui avvenne quell’assassinio, don Luigi Verdi davanti agli amici di don Pino e alla gente di Brancaccio, condivide un momento speciale di preghiera.
E’ così che indirettamente abbiamo conosciuto don Puglisi.
Anche per questo sabato scorso anche noi ci siamo sentiti grati per ciò che avveniva a Palermo, la sua beatificazione, riconoscimento a questa figura di uomo mite, coraggioso, con una fede straordinaria in Dio e negli uomini…

E’ incredibile la capacità di figure come quella di don Pino di costruire, anche dopo la sua morte, reti invisibili, attraverso le quali è possibile restare in contatto, alimentarsi della forza delle sue parole, del suo stile.
Per realizzare questo servono gli incontri, come quello che si realizza ogni anno tra Romena e la comunità di don Pino attraverso la nostra veglia.
E servono anche messaggeri speciali, come Don Luigi Ciotti. L’ultima volta che è venuto a Romena, don Ciotti ha concluso il suo intervento proprio concentrandosi su alcune parole dell’ultima omelia di don Puglisi.
E’ riportando questo passaggio che anche noi vogliamo ricordarlo per tenere vivi quei germogli di speranza che la sua vita, anche dopo la sua morte, continua ad alimentare.
Ci sono due cose che come cristiani e come cittadini non ci sono permesse: la prima è ubbidire alle ingiustizie, la seconda è rendercene complici attivamente o passivamente, attraverso l’indifferenza, la rassegnazione, la superficialità.
A questo proposito vorrei chiudere questo nostro incontro leggendo alcune righe dell’ultima omelia di don Pino Puglisi.
Negli ultimi giorni viene minacciato, non si sente più sicuro, tanto che dice ai suoi ragazzi “non venite più a trovarmi di sera”. I ragazzi li per lì non capiscono e invece il suo è un atto di amore, un amore che esprime cercando di proteggerli.
Siamo alle parole della sua ultima omelia: “Lancio un appello – dice – ai protagonisti delle intimidazioni… parliamone, spieghiamoci, vorrei conoscervi e conoscere i motivi che vi spingono ad ostacolare chi tenta di educare i vostri bambini alla legalità, al rispetto reciproco, al rispetto della cultura e dello studio”.
Don Pino ha parlato di “educare i vostri bambini”. Abbiamo tutti la responsabilità dell’educare e dell’educare alla responsabilità. Dobbiamo assumerci questa responsabilità, questo fidarsi di Dio, affidarsi a Dio, ma anche trovare fiducia fra di noi per costruire insieme dei percorsi per il cambiamento.
Gesù ha detto “Cercate prima il regno di Dio e la Sua giustizia”. Non ha messo detto cercate prima il regno di Dio e poi punto. Subito ha messo “la sua giustizia”. E la giustizia si comincia a costruirla da quaggiù, dal ridare dignità e libertà alle persone.