Il blog di Romena, a cura di Massimo Orlandi

Willy e la danza dei suoi 60 anni

Oggi il ballerino più speciale al mondo compie 60 anni. Ma se la notizia vi è sfuggita, se non l’avete trovata nell’home page del vostro sito preferito, non vi preoccupate.
Il ballerino in questione non si è mai esibito alla Scala, ne ha deliziato il pubblico dell’Arena di Verona, e nel suo repertorio non c’è “Il lago dei cigni”.
William Boselli, detto Willy, però, è il ballerino più grande di sempre nella specialità più importante: la danza della vita.
Da quasi quarant’anni Willy non solo non danza sulle punte, ma nemmeno le muove, le punte. Una tremenda malattia ha prima frenato e poi fermato ogni suo movimento, dal collo in giù.
Ma, e qui arriva il bello, la sua danza non si è fermata, anzi.
“Ogni gesto che compio silenziosamente – spiega l’amico bolognese- resta racchiuso all’interno del mio corpo. Io lo so di muovermi benissimo. Solo che voi non lo vedete. Ma sono un gran ballerino, credetemi”.
Ora capite perchè è il numero uno nella danza più spettacolare che esista perchè prescinde da ciò che le sembrerebbe necessario: il movimento.

In realtà, in questi quarant’anni, Willy non solo ha ballato ma ha fatto ballare centinaia di amici: chi gli è stato, chi gli è vicino non può che farsi coinvolgere in quel vortice di bellezza e di gioia che lui sprigiona: perchè Willy è riuscito a risalire alla fonte suprema della vita, laddove abita ciò che è davvero essenziale: amicizia, amore, emozioni.
La danza immobile di Willy è fatta di semplicità, di ironia, di ascolto, di una affettività naturale verso ogni essere umano: la sua leggerezza è frutto della sua coraggiosa capacità di sapersi liberare da ogni fardello inutile, dal suo saper godere di ogni particella di bello che si muove nell’aria.

Non ci sono articoli da prima pagina per festeggiare il ballerino Willy, ma stasera lui avrà molto di più: la sua famiglia e i suoi amici intorno, e ognuno potrà godere della sua presenza, ognuno sarà così risucchiato in un balletto inebriante e infinito come quello dei dervisci rotanti.
E visto che stasera non potrò esserci a Bologna, per la sua festa, almeno garantirò l’articolo. Questo. Non da prima pagina, però scritto col cuore.
Auguri di cuore ballerino.
Ti voglio bene.

Ps. A chi volesse conoscere un po’ meglio Willy, faccio seguire un’intervista che gli ho fatto a Padova alcuni anni fa e alcuni brani di un articolo che gli dedicai molti anni orsono, agli albori della nostra amicizia, dopo un incontro con lui a Romena…

“Ogni gesto che compio silenziosamente resta racchiuso all’interno del mio corpo. Io lo so di muovermi benissimo. Solo che voi non lo vedete. Ma sono un gran ballerino, credetemi”. Il passo di danza di Willy è fatto di palpebre e guance: le prime giocano con gli occhi, le seconde fanno da quinta al suo sorriso. Non serve altro, nemmeno la musica: solo mettersi a sedere. E guardare.

Sono passati quasi trent’anni da quando William Boselli scopre di aver un ospite inatteso che si aggira malefico nel suo cervello. La freschezza dei suoi diciott’anni si misura con la sfida a quel perfido angioma che lo stuzzica, che lo fa barcollare. Che lo mette al tappeto. Non si può restituire la bellezza e l’armonia dei propri movimenti proprio nel cuore della loro efficienza. Ma a Willy accade proprio questo. Prima le gambe, poi, gradualmente, le mani. Che la sua vita sia un distillato di sofferenza? Willy non lo pensa mai, anche se qualche indizio pesa.
“Sapete cosa significa sentire la pipì e non potersi alzare per pisciare?” No, non lo sappiamo. Lui sì. Gli indizi peggiori della sua condizione di tetraplegico non riguardano le corse nei prati o le nuotate al largo. Ma gli esercizi più scontati per noi, che si fanno tabù per lui.

Eppure. C’è un “eppure” che all’inizio è piccolo, ma che poi prende forza. Eppure indica la presenza di una via d’uscita, di un pertugio apparentemente secondario in quella selva intricata di dolore. Eppure è il segno che ci si può fare, che ci si può provare. Solo che quella parola non puoi pronunciarla da solo. Ci vuole l’affetto di una famiglia, di babbo e mamma, delle sorelle, ci vuole l’abbraccio convinto e non compassionevole degli amici. Ci vuole amore, amore a più non posso per la vita, per gli altri, per tutto. Eppure. Eppure Willy ce la fa.
Sentitevi addosso il brivido che Willy non può avvertire. Ma avete letto bene: ce la fa.

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Immaginatelo ora nella nostra pieve, Willy. Immaginatelo che ci racconta la sua storia, che ci fa ridere, che ci commuove. La vita è bella, ci dice. Bella, sì, anche quando la guardi e non la puoi toccare con le mani, anche quando non puoi, fisicamente, correrle incontro. E tutto questo Willy non solo lo dice, te lo fa respirare. Per la sua leggerezza, per la sua autoironia, perchè di tutto quello che abbiamo, e molto di questo lui non può assaporarlo, lui sa cosa conta veramente. “La cosa più importante è sapere vivere tutti i giorni. Guardate che non è bello stare in ‘carrozza’, io stavo bene anche senza, però cerco di vivere in maniera piena e particolare quello che mi viene dato. Ogni anno festeggio volentieri il mio compleanno perchè è un anno in più che ho vissuto. E così oggi essere qua con voi per me è una vittoria, un regalo”.

Il racconto di Willy scorre come acqua fresca sulle noste vite spesso inutilmente attorcigliate. Lui che ha dovuto fare i conti con quasi tutte le nostre paure, ora sa come gestirle. Lui che ha dovuto gestire mille limiti, invece che sprofondarci li ha circoscritti. In nessun incontro come in questo sento pronunciare tante volte la parola fortuna. Fortuna i genitori, che non lo hanno mollato un istante, fortuna gli amici che riempiono la sua vita, fortuna anche la tecnologia domotica grazie alla quale nella sua stanza può scrivere, rispondere al telefono, cambiare il canale alla tv. Ma Willy è ancora più semplice e schietto delle cose che diciamo di lui.
“La rinuncia più grande? È quella all’autonomia. Sono sempre stato abituato fin da ragazzo a muovermi con molta libertà. All’inizio il dover chiedere è stato molto faticoso. Poi mi sono adeguato. D’altra parte che potevo fare?” Su Internet c’è un sito che parla di Willy e gli assomiglia. Il sito (www.wtkg.it) è popolato di volti, di frasi, di saluti, è come essere nella sua camera e guardare le pareti e vederle animate di ricordi vivi, di persone. È un luogo festoso, vibrante di vita: il saper vivere di una persona non dipende dai suoi limiti, ma da come ci si muove, a partire da essi. “È vero, non ho ballato – dirà Willy alla fine dell’incontro di Romena – però spero di aver lasciato un buon ricordo e un sorriso”. Già, il sorriso. Il suo passo di danza migliore.