La musica di Gianmaria Testa tocca corde che anche nella nostra pieve sentiamo suonare. E’ essenziale, pulita, calda. Risuona di emozioni pescate nel fondo, le sue armonie semplici sono intessute di attenzioni, di sfumature. Ero convinto che il suo autore e Romena si sarebbero piaciuti, se mai si fossero potuti incontrare. Finalmente è accaduto.
L’incontro è avvenuto domenica mattina. E’ bastato poco. Guardarsi intorno, respirare il luogo, incontrarne i volti. Gianmaria e la moglie Paola ci hanno fatto subito capire che erano a casa. E noi con loro. Percorsi diversi, direzioni vicine. “Mi piacerebbe suonare qui” ha detto il musicista piemontese entrando in chiesa. E un concerto ci sarà, magari la prossima estate. Ma ciò che conta è la freschezza dell’impatto, è il sentire a pelle, senza dirsi poi tanto, di avere molte cose in comune.
“Da molto tempo la tua musica ci è compagna qui a Romena” gli abbiamo detto.Non è raro che una preghiera del mattino si sia aperta con l’ascolto di “Dentro la tasca di un qualunque mattino”, “Seminatori di grano” era una delle canzoni che accompagnano la veglia di Gigi, “Nuovo”spesso apre i nostri incontri in pieve. Canzoni, che riescono a fare quello che le parole, da sole, non possono: creano atmosfere, stimolano sintonie, creano un tappeto di attenzione sul quale, dopo, è più facile comunicare.
Gianmaria tornerà. Ha mille date di concerti in giro per l’Europa, e un nido amato nelle Langhe. Ma tornerà. Domenica, dopo la visita a Romena, abbiamo condiviso un incontro-concerto, al teatro Dovizi di Bibbiena, organizzato dalla Fondazione Baracchi. Fuori pioggia battente, dentro il calore crescente delle sue parole, la sua ironia leggera, la musica offerta con naturalezza.
Ha scritto Erri De Luca: “Esiste una musica odierna ultraleggera, più dell’aria, come i gas inerti coi quali si gonfiano palloncini. E poi esiste una musica che dà peso al vento e gli fa riempire le chiome degli alberi e delle donne. Gian Maria fa questa”. Proprio così.