«Nella mia vita ho sempre seguito questo: quando una donna mi dice “quello che fai va bene”, io mi sento sicuro; quando me lo dice un uomo, non lo so”. Sapete a chi appartengono queste parole? A un monaco. Giovanni Vannucci. “Nella donna – aggiungeva – c’è questa grande capacità di intuizione, di conoscenza amorosa, d’“intelletto d’amore” come diceva Dante” . Rivolgendosi alle donne diceva: «Non mendicate autorità dall’uomo, non imitatelo per liberarvi dal suo dominio, portate nella società i vostri doni, il vostro sentire, le vostre intuizioni». In occasione della loro festa, dedico a tutte le donne alcuni pensieri di questo monaco dallo sguardo aperto e profetico, il cui stile è sempre stato di grande ispirazione a Romena.
“Se chiedi a un uomo quanti figli ha, ti dirà: “ne ho tre, due maschi e una femmina”. Se lo chiedi a una donna ti dirà: “Ho Giacomo, Antonio, Francesca”. Con esempi così semplici ma illuminanti padre Giovanni dimostra la sua capacità di leggere le sfumature del mondo femminile e anche il bisogno, da parte di noi uomini, di trovare punti di incontro per valorizzare le reciproche qualità. Quando alcuni anni fa, ho cercato di ricostruire il pensiero e lo stile di padre Giovanni nel libro Custode della luce, mi sono reso conto di quanto valore quest’uomo avesse dato al talento femminile. «Padre Giovanni – mi disse Elena Berlanda, una delle amiche che più gli erano state vicine all’eremo delle Stinche, nel Chianti – ti fa vivere l’essere donna come un privilegio. Lui avverte nella donna un senso di completezza che manca all’uomo, vede in noi una capacità maggiore di penetrare il mistero della vita». In tante occasioni padre Giovanni valorizza il ruolo della donna, e il bisogno di femminile della nostra società. Dal libro, provo a estrarre alcune delle sue intuizioni e del suo modo di vivere l’universo femminile.
Uomo e donna
Il primo incontro con la donna si consuma nella notte dei tempi biblici. Tutto dorme, il sonno dell’uomo è quello di un neonato che non sa della vita. E in quello stato incosciente all’uomo viene estratta una tsalah, e per padre Giovanni non è affatto la ‘costola’ di cui spesso si parla: nel suo significato simbolico tsalah rappresenta l’apertura operata nell’uomo verso tutto il possibile, verso un’avventura sconfinata di vita. La donna appare, nel linguaggio biblico, per dare all’umanità il senso dell’infinito. In un altro passaggio della Genesi viene raffigurata come ishah, da ish fuoco: ‘sposa del fuoco divino’, la donna sprona l’uomo a tenere acceso il fuoco interiore della crescita e della consapevolezza, lo spinge ad andare oltre l’apparenza delle cose, a guardarle nella loro essenza divina.
Mentre l’uomo punta a conquistare nuovi spazi di conoscenza e di dominio, la donna lo conduce a fare ‘casa in se stesso’, a immergersi nel quotidiano, perché è lì, da un piccolo segno, che si può intuire il senso di tutto. «Se voi osservate le differenze tra l’intelligenza maschile e femminile – dice padre Giovanni – noterete che l’intelligenza maschile è astratta: è l’uomo che formula le grandi ideologie, le grandi dogmatiche, le grandi morali; l’intelligenza femminile è invece concreta, riporta queste grandi astrazioni, queste grandi ideologie nella vita. L’uomo costruisce grandi prigioni, perché nella vita sia conservato un ordine astratto, di moralità, di lavoro, di disciplina; la donna, con la sua misericordia, distrugge le sbarre della prigione, riporta l’uomo alla vita, all’amore verso ogni essere vivente».
Né l’uomo né la donna possono realizzare la loro umanità da soli. E infatti, alle loro radici, uomo e donna non sono separati: insieme formano il volto di Dio. Simbolicamente, durante l’eucaristia delle Stinche il pane consacrato viene distribuito da una donna, il vino da un uomo: solo uno scambio fecondo dei reciproci doni permette di comporre in noi il volto di Dio.
L’etica dell’amore
Per padre Giovanni la qualità della vita cristiana è nell’incontro, e l’incontro con l’ “intelletto d’amore” della donna, con la sua spiritualità innata, con la sua percezione intuitiva della verità è per l’uomo un tesoro irrinunciabile. Questo senso quasi profetico della vita e del suo significato nasce nella donna dal suo contatto vivo con l’esistenza: è l’istinto materno, per padre Giovanni, la sorgente della femminilità. «Claudio – chiede durante un incontro – tu che sei medico, potrai mai sapere cos’è la maternità? Potresti essere anche ostetrico, però quel mistero di vita, di partecipazione alla vita che la donna sperimenta nel suo generare un figlio non lo potrai mai sapere».
La donna non vede il seme della vita crescere: è terra che accoglie quel seme, è plasmata da quella vita, è tutt’uno con quell’essere. E questo cordone ombelicale come la lega a suo figlio, la lega a ogni figlio.«La donna – scrive – è portata a considerare tutte le creature inermi come partecipi della fragilità del suo piccolo, e quindi oggetto del suo amore. L’istinto materno è il fondamento dell’etica cristiana, l’etica dell’amore»
Come vino, nel banchetto della vita
La presenza della donna è un soffio leggero che si posa sulla terra e la trasforma. È il soffio dello Spirito santo, che alita sulle cose e le fa fiorire. È l’amore. Come si può rinunciarvi?
Padre Giovanni ricorda l’episodio delle nozze di Canaan. Maria sempre silenziosa, accogliente, quasi defilata, (che) questa volta chiama Gesù, gli chiede di intervenire: «Non hanno più vino».
Non sembra una necessità. Il banchetto potrà pur andare avanti. Ma senza il vino non c’è gioia, non c’è canto, la festa sembra ripiegarsi su se stessa.
Maria, espressione massima del femminile, interviene dove la vita scopre un vuoto, dove abita una tristezza, una sofferenza, un errore. Il suo amore è gratuito, il suo canto accarezza tutte le creature, la sua misericordia riapre la speranza.
Padre Giovanni avverte che, nelle sue nozze con la vita, questo ‘vino’ è necessario. Deve curare la sua rigidità, la sua intransigenza, il suo chiudersi nel guscio di una timidezza mai domata. Negli anni delle Stinche, dopo una vita trascorsa in luoghi sempre esclusivamente maschili, questa sua introversione apre degli spiragli, in certi momenti si scioglie, si fa tenerezza. In cucina con Silvia, per mercatini con Grazia, a passeggio nei boschi con Elena: nella donna riversa il suo bisogno di ascolto e di libertà.
Quando pensa alla comunità, la immagina sempre come una convivenza di uomini e di donne. L’uomo rende la donna madre, la donna gli insegna a essere padre.
Uomini e donne, luce e amore, due raggi, un solo abbraccio.