Il blog di Romena, a cura di Massimo Orlandi

Un’ora di vita in più per Rachel

Un’ora di vita in più. Un ‘ora di vita per raccontarci la sua storia, i suoi sogni, la vita che aveva vissuto e quella che avrebbe voluto vivere.

Domani sera, la sera di Pasqua, Rachel Corrie e i suoi 23 anni saranno a Romena, nel nostro auditorium (inizio ore 21, ingresso libero) per portarci i colori vivaci della vita e quelli arcobaleno della pace. E ci sarà anche per mostrarci, sullo sfondo, l’orrore della violenza e il peso dell’odio. Il peso di un bulldozer: quello che si portò via lei e la sua gioventù. Rachel venne infatti brutalmente uccisa da un bulldozer israeliano mentre cercava di difendere la casa di un medico palestinese usando il suo corpo come uno scudo umano…


“Mi chiamo Rachel Corrie”
è il testo teatrale che Maria Laura Caselli metterà in scena. Non riesco, in questo caso, a usare la parola spettacolo. Sarà, in realtà, un’immedesimazione. Perché Rachel era come lei. Poteva essere lei. Le assomigliava anche. Non a caso quando Quando, nel 2003, Maria Laura seppe della morte di quella giovane pacifista in Israele senti un brivido dentro. Ghiaccio nel cuore. Lo avrebbe sciolto molti anni dopo, in scena, ridando fiato alla sua vita e luce ai suoi sogni.

Maria Laura Caselli

Maria Laura, attrice fiorentina, ma anche grande amica e collaboratrice di Romena, ha messo tutta se stessa nella realizzazione di questo progetto. Ha allestito questa rappresentazione grazie a un progetto di raccolta fondi, lo ha curato in ogni dettaglio, ha superato lo scoglio di presentarsi, per la prima volta, sola, davanti a un pubblico. Lo sta facendo girare in tutta Italia. Ed è forse Rachel che la spinge, dentro, come un’urgenza, come un bisogno, come una voce che ha desiderio di essere ascoltata.

Rachel Corrie

Ma Rachel non è solo Maria Laura. Siamo anche noi.  Quella parte di noi che sente il fremito di andare, quando il mondo chiama, anzi urla. Quella parte di noi spesso minoritaria, tenuta a bada dalla ragione. Rachel no. Spinta dai suoi vent’anni lei prese la sua vita normale e la spinse un’oceano più in la perché non bastava, per lei, opporsi a parole all’infinita scia di sangue che divide israeliani e palestinesi.  Utopia? Per lei no.
Ed era cosi fiera di quella scelta anche perché la gioia di quello che faceva superava la paura dei rischi che comportava.

Così domani sera conosceremo Rachel. E forse ci conosceremo un po’ meglio anche noi.
In questa fase storica in cui vediamo l’escalation di tensione e di guerra e ci sentiamo davvero impotenti, incontrare questa ragazza americana che provò, nel suo piccolo, a fare qualcosa per la pace, sarà un buon segno. Un ramoscello d’ulivo. Un buon modo per vivere la Pasqua.