Il blog di Romena, a cura di Massimo Orlandi

La porta da cui passa il mondo

di Luigi Verdi

Se ci penso bene lo sguardo è il filo conduttore di tutta la mia esperienza di Romena.
In questo luogo, sempre ‘ubriaco’ di spazio, di vento, di luce e di speranze, ciò che mi guida da sempre sono gli occhi delle persone, sono i loro sguardi.

Pensate agli occhi di una persona: sono solo una porticina, ma dentro può entrare e può uscire il mondo. Un vero miracolo.
Non a caso abbiamo dedicato uno spazio fisico, esterno alla pieve, allo sguardo: quasi per dare una casa a questo bisogno di guardarci nel profondo, di svelare chi siamo, di guardarci dentro. In quest’epoca di sofisticatissima tecnologia, noi possiamo avere i mezzi di comunicazione più sofisticati, ma niente, assolutamente niente può sostituire lo sguardo.

Lo sguardo è più efficace di ogni parola: tante volte ci sono parole che non dicono niente e ci sono sguardi che dicono tutto. Lo sguardo è anche l’antidoto più potente alla nostra solitudine. Quando vi sentite drammaticamente soli? Quando nessuno vi guarda.
La solitudine che abbiamo dentro è assenza di sguardi. La solitudine la provi quando nessuno ti guarda o pensi che nessuno ti guardi. Lo sguardo degli altri mette in moto la nostra vita, ci apre alla vita.
Lo diceva anche Dostoevskij: “Io mi sento responsabile appena un uomo posa il suo sguardo su di me”.

Tutti gli sguardi che si posano su di noi ci fanno sentire responsabili. Quando sento il vostro sguardo su di me, sento che non posso essere banale, che devo rispondere a qualcosa.
Ma come possiamo ripulire il nostro sguardo? Come possiamo renderlo autentico? Riscoprendo il nostro essere bambini, o ispirandoci a chi è innamorato.

Quello di un bambino è lo sguardo di un poeta: è uno sguardo vergine sulla realtà. La ripulisce, permette di vederla in trasparenza, così com’è.
Gli innamorati partono dagli occhi, si cercano con gli occhi. Shakespeare diceva, giustamente, che l’amore dei giovani non sta nel cuore, ma sta negli occhi. Avere lo sguardo innamorato vuol dire avere uno sguardo che ci rappresenta esattamente per quello che siamo.
È importante avere cura dello sguardo. Gli sguardi sono il vero vettore di cambiamento della vita. Il vostro uomo, la vostra donna, i vostri figli, la vostra città, il vostro lavoro sono quelli, non cambiano. L’unica, cosa che può cambiare è il vostro modo di vederli. Sono i vostri occhi che possono cambiare.
Lo sguardo, perciò, è il più grande strumento di cambiamento.

Un ultimo pensiero. Quando, al mattino, salgo verso la Pieve salgo su, chiedo a Dio di avere gli occhi di Dio. Mi piacerebbe da impazzire avere gli occhi di Dio e guardare la vita voi e il mondo e le persone con quegli occhi lì.
Ci diceva padre Ermes Ronchi: “se impari a guardare con lo sguardo di Dio, allora la vita è vita davvero più bella, allora è più facile essere uomini e donne, allora Dio da dovere diventa stupore”. Non a caso Dio ha voluto che lo sguardo fosse la sola cosa che l’uomo non può nascondere.
Non a caso lo sguardo più profondo, quello della contemplazione, è quello che ci permette di sentirlo più vicino.

Tratto dalla rivista di Romena, n. 33 Sollevare lo sguardo