“Per noi sarà come tornare a casa”.
Il concerto di sabato sera è tutto in una frase pronunciata da Simone Cristicchi e Amara pochi giorni fa.
La parola ‘casa’, specie per un artista che ha sempre una valigia con sè, ha un valore speciale.Oltre che un luogo fisico indica una spazio dove puoi ritrovarti, e sentire che l’affetto non riguarda ciò che fai, riguarda semplicemente te.
Credo che non esista concerto o spettacolo in tutta la penisola al termine del quale Simone e Amara non ricevano qualcuno che aggiunga al grazie o al saluto affettuoso la parola Romena.
In qualche modo la nostra realtà c’è sempre, a srotolare ogni sera il filo invisibile dell’amicizia, a mostrarsi come luogo del cuore. Come ‘casa’.
Questa volta, però, di più.
Il popolo dei viandanti di Romena ha fiutato l’atmosfera speciale che circonda questo evento. E piuttosto che cercare la serata più vicina dove assistere a “Torneremo ancora”, ha scelto d’istinto la tappa casentinese: il respiro di questa serata si preannuncia più rarefatto, le canzoni si poseranno su un terreno di accoglienza irripetibile.
“Tornare a casa”. Già, ma perché Simone e Erika considerano Romena “una casa”?
Perché ci hanno portato sempre non solo la loro arte, ma le loro vite, non solo la forza del loro talento, ma anche la loro dimensione più semplice, più quotidiana, più naturale.
Si sono sentiti liberi di farlo. E questo è il grande dono di questa pieve che da mille anni rende chi ci passa nudo di fronte a sé stesso e per questo ancora più pronto ad abbracciare chi gli sta vicino.
Simone è venuto qui per la prima volta nel 2016 per rispondere a un invito che gli avevo fatto pochi mesi prima. Non sapevo che quella proposta arrivava proprio mentre lui iniziava un percorso di ricerca della dimensione più intima e spirituale, avviato dalle letture di David Lazzaretti grazie a cui stava nascendo lo spettacolo “Il secondo figlio di Dio”.
A Romena ci offrì un’anteprima di quello spettacolo, ma si regalò anche la gioia di diventare pubblico di sé stesso: il mattino seguente era già a bersi un caffè nel ristoro, a conversare con gli altri ospiti, a vivere Romena dal di dentro. E quando disse “tornerò” congedandosi, non era una promessa, ma una certezza dell’anima.
Da allora è venuto per offrirci le perle artistiche più preziose, ma anche per concedersi una tregua, per guardarsi dentro, per respirare del respiro di tutti. Ricordo una volta, dopo una messa di don Luigi cui aveva assistito seduto per terra, in fondo alla pieve, mi disse: “Che emozione ascoltare, qui dentro, le mie canzoni…”.
Amara, cioè Erika Mineo, arrivò a Romena per la prima volta quattro anni fa. Bastò anche in quel caso la semplicità di un invito affidato a un amico, Francesco Fiorillo.
Ma quando si fece presente per la prima volta, in una serata indimenticabile di musica e di emozioni, comprese che quel posto lo aveva già abitato: prima di lei era arrivata la sua musica.
“Che sia benedetta” sin dal giorno successivo all’esecuzione di Fiorella Mannoia a Sanremo, era diventata una canzone nostra, voce dei nostri incontri, dei nostri momenti di intimità e di preghiera.
Amara non poteva che assomigliare a quelle parole che contenevano un cammino di ricerca profonda, ma anche un abbraccio largo, capace di contenere la vita di tutti.
Come con Simone la scintilla divampata in una sera si consolidò in un rapporto vero, intenso, in tante occasioni di incontro. Le avremmo chiesto più volte di imbracciare una chitarra, non per compiacerci di avere un’amica così talentuosa, ma perché la sua voce, vissuta e luminosa, e le sue canzoni, figlie della sua vita, erano il quaderno giusto in cui ciascuno poteva scrivere le sue emozioni.
Sabato sera, sullo sfondo materno della pieve, festeggeremo la bellezza di questa doppia amicizia. L’amicizia che è dono gratuito, che è condivisione di ciò che siamo, che è specchio della nostra umanità.
Ovviamente ci sarà un palco tra noi, loro e gli straordinari musicisti che li accompagneranno. Ma quel palco non sottolineerà una distanza, sarà piuttosto un ponte che sentiremo di poter attraversare: un ponte di musica che idealmente ci permetterà di star loro vicino, accovacciati a un metro, come accade nei ritrovi più intimi di Romena: così noi sentiremo loro e così, ne sono sicuro, loro sentiranno noi.
Le canzoni di Franco Battiato, che Simone e Erika proporranno, saranno la giusta celebrazione di questo rapporto. Perché la musica del grande artista siciliano è musica che sintonizza l’umano con le corde del divino, che sa muoversi in libertà tra la dimensione orizzontale e a quella verticale, proprio come ci accade quando stiamo a Romena o in luoghi come questo; perché è una musica orientata verso il senso del vivere, espressione quindi di una ricerca che ci riguarda tutti, uno ad uno.
Manca poco. E’ una questione di ore ormai.
Ma anche l’attesa è bella, e le parole che ho scritto non hanno altro motivo se non di accompagnarla.
E allora ci vediamo sabato prossimo per il tramonto più originale,
la nuova alba della nostra amicizia.
Massimo Orlandi