Cosa avrebbe fatto La Pira in questa situazione? Avrebbe marciato, Bibbia in mano, verso Kiev? Oppure avrebbe chiesto udienza al Cremlino? Chi lo ha conosciuto non ha dubbi: “il sindaco santo” si sarebbe messo in gioco senza indugi. Questo era il suo modo di vivere la politica e la fede: che per lui avevano la stessa radice.
In questa fase drammatica della guerra, mentre la diplomazia sembra non trovare strade, l’insegnamento di Giorgio La Pira appare ancora più preziosa. Per questo ho interpellato Riccardo Bigi, giornalista di Toscana oggi e scrittore, autore di una bellissima biografia del sindaco di Firenze.
Riccardo, come potete vedere in questa intervista online, ci dimostra l’assoluta attualità del messaggio di La Pira e la sua capacità di rompere gli schemi delle relazioni internazionali in maniera dirompente, in nome del dialogo e della pace.
Negli anni Sessanta il sindaco di Firenze creò ponti di dialogo tra tutte le città del Mediterraneo, si inserì nei delicatissimi ingranaggi della guerra fredda, trovò strade inedite per favorire i percorsi di pacificazione nel Nord Africa, cercò di fermare il conflitto in Vietnam con uno storico viaggio e un colloquio con Ho Chi Minh.
La sua diplomazia della fede, del dialogo e della preghiera resta uno straordinario riferimento e un’eredità preziosa per questi momenti tormentati, in cui sembra che il tunnel della guerra non trovi vie di uscita.
La conversazione su La Pira prosegue il cammino di “Pace”, il cammino quotidiano di letture, interviste, testimonianze realizzato dalla Fraternità di Romena, per trovare tracce di senso e segnali di speranza in questi giorni di dolore, di paura e di guerra.