Il blog di Romena, a cura di Massimo Orlandi

Una serata dedicata a Gianmaria Testa, la voce dei nostri silenzi

Una musica nuda, profonda, che fa vibrare le emozioni più profonde. E’ la musica di Gianmaria Testa. Una musica che assomiglia alla nostra pieve, nella sua ricerca di semplicità, nel suo respiro di umanità. Quella musica, che tante volte apre i nostri momenti di incontro e di preghiera, cinque anni fa è entrata nella pieve insieme al suo autore. Un concerto indimenticabile. E sabato 15 settembre, ore 21, nel corso del convegno “Nutrire la vita”,  la musica di Gianmaria e la sua figura di artista e di uomo saranno ancora una volta protagonisti a Romena. In una serata ricordo di Gianmaria, scomparso prematuramente due anni fa, abbracceremo e ascolteremo sua moglie, Paola Farinetti e suo figlio Nicola. Inoltre saranno con noi due grandi musicisti che hanno spesso collaborato con Gianmaria, Riccardo Tesi e Maurizio Geri che ci faranno ascoltare alcune delle canzoni più belle di Gianmaria. Un appuntamento imperdibile per chi ama la musica d’autore italiana e uno dei suoi esponenti migliori. In quell’occasione noi presenteremo anche una pubblicazione, “Gianmaria Testa, la voce dei nostri silenzi”, che racconta il suo cammino di artista e di uomo e contiene una lunga intervista con lui realizzata in Casentino cinque anni fa, durante un incontro del ciclo “Le parole e il silenzio”. Vi anticipiamo l’introduzione che ho scritto per provare a spiegare la relazione profonda tra questo artista e il nostro cammino…

 

Dentro la tasca di un qualunque mattino
dentro la tasca ti porterei
col fazzoletto di cotone e profumo
col fazzoletto ti nasconderei…

E’ un momento di preghiera a Romena. E’ l’inizio di un incontro. E l’avvio di una riflessione. Nessuno dice che si inizia, nessuno richiama al silenzio, niente.
Però parte una musica. Quella musica deve, con semplicità, portarci lì dove siamo, creando la giusta atmosfera.

Nella playlist ideale costruita negli anni dalla Fraternità c’è tanto De Andrè, tanto Fossati. E tanto Gianmaria Testa.
Seminatori di grano, Nuovo, ¾, nella tasca di un qualunque mattino. Ogni volta una di queste canzoni compie un piccolo miracolo. Trasforma un disordine in una quiete, rende morbido e confortevole il tappeto invisibile di un incontro, dà valore a ciò che ci circonda: persone, sguardi, sfumature.

Romena è uno spazio di spiritualità aperto. Nel suo porto di terra attraccano ogni giorno navi spesso ammaccate. Sono viandanti di ogni dove che stanno cercando un posto dove far respirare la propria vita.
Arrivano da ogni età, da ogni percorso di vita, di fede, da ogni provenienza sociale. Ognuno porta la linfa della sua storia e, spesso, l’odore acre di una ferita.
A ognuno di questi cammini di vita Romena offre uno spazio di semplicità abitato da una bellezza calda e da un’anima contadina. La musica di Gianmaria sembra cucita sulla sua pelle.
La fraternità non ha regole, né ritmi da imporre. Ma ha una antica compagna di viaggio cui ispirarsi: la pieve romanica che le sorge al cuore. E’ tutto scritto lì, in quella sacralità semplice, in quell’armonia nuda, quasi un invito a spogliarsi, per ritrovarsi.

E’ stato naturale, il giorno in cui Gianmaria è venuto a trovarci, portarlo subito lì, per dirgli, senza pronunciare una parola, tutto quello che avevamo nel cuore.
Gianmaria ha subito riconosciuto in quella pietra antica la materia grezza delle sue canzoni, e in quel gioco sottile di luci e di ombre, la stessa delicata attenzione per l’umanità tutta, colta nella sua bellezza come nella sua fragilità.

E mentre indugiava lento con lo sguardo, ha sentito la sua voce rauca e profonda liberare d’istinto una promessa. “Io qui vorrei suonarci”.
Il concerto è arrivato pochi mesi dopo quell’incontro, il 21 settembre del 2013.
La pieve traboccava di gente e di calore. Ma l’immagine più bella che mi resta, a distanza di anni, è la prova del pomeriggio. Gianmaria e la pieve vuota, a cercare la stessa musica, a suonare, insieme, lo stesso spartito: il suono del silenzio. Un silenzio rispettoso e caldo, un silenzio attraente, un silenzio di pace e di armonia, se non di Dio.

Non ci sono stati altri incontri diretti tra Gianmaria e Romena.
A certe traiettorie di vita basta un’intersezione per considerarsi vicine per sempre.

Volevo tenere per te, la luna del pomeriggio.
Volevo tenerla per te, perché è sola com’è solo il coraggio2

Ogni volta che inizia un incontro, a Romena, una musica di vento ci riporta a casa.
E’ il suono della sua chitarra, è la sua voce profonda che scarnifica, riduce, toglie, libera.
E’ Gianmaria, la voce dei nostri silenzi.