“Dai Alberta, cantaci Maremma amara”. Succedeva così, a fine messa, all’eremo dello Stinche, nel Chianti. Giovanni Vannucci invitava all’altare una delle amiche più fedeli dell’eremo, una donna di straordinaria umanità e profondità.
“Dai Alberta…”. Anche Gigi non ha potuto farne a meno, dopo aver visto che l’amica del monaco che più di tutti ha ispirato Romena, era tra il pubblico dell’auditorium, durante l’incontro finale del corso umiltà….
“Non sono una cantante” si è scusata. Ma Alberta Tamburini non ha mai cantato solo con la voce. Nelle note struggenti di questa canzone antica, che sa di pane duro, e di fatica, lei ci ha sempre messo dentro la sua passione per la vita e la sua meravigliosa umanità.
E così domenica scorsa l’usignolo di padre Giovanni, ora anche il nostro, ha intonato Maremma amara. Dentro quella canzone così aspra, ci ha messo l’eco di anni difficili ma anche la sua voglia di ripartire: perché la vita, anche quando brucia, merita comunque di essere vissuta e amata.
In quel canto senza musica, accompagnato solo dal silenzio, si è sentita la nudità della vita, e la sua forza, e il suo calore.
Questa è l’umiltà. Non poteva esserci finale migliore per chiudere la prima tappa del nostro cammino…