Nel mettere insieme i tanti frammenti raccolti lungo il cammino di Romena non posso che cominciare con la frase che racconta il sogno della nostra Fraternità per i primi 25 anni e per i prossimi 25.
“In questo piccolo spazio, vorrei che ogni uomo si sentisse a casa sua e, libero da costrizioni, potesse raggiungere la conoscenza di se stesso e incamminarsi nella sua strada forte e fiducioso.
Vorrei che fosse una sosta di pace, di riflessione per ogni viandante che vi giunge, un posto dove l’ideale diventa realtà e dove la gioia è il frutto spontaneo”.
Questa frase ci riconduce al suo autore, padre Giovanni Vannucci, monaco. Non è stata infatti scritta per Romena, ma per l’eremo delle Stinche, nel Chianti…
La frase era l’inciso di una lettera scritta a un amico. Era l’inverno del 1969, il rustico delle Stinche era appena abitabile, padre Vannucci vi era andato a vivere da solo, con la compagnia di un cane. Aveva subito mille esilii da parte di una chiesa che non aveva saputo e voluto capire accogliere il valore e la forza della sua testimonianza. Eppure, in cuor suo, nulla poteva scalfire la forza e la bellezza del sogno che avrebbe cercato di concretizzare fino alla sua morte, nel 1984.
Giovanni Vannucci è uno dei grandi riferimenti spirituali di Romena, lo è per la sua fede profonda e libera, per il suo atteggiamento di uomo in ascolto, per la sua apertura a ogni diversità e a tutte le religioni, per le sue attenzioni alla vita, alla natura, al creato.
Non lo abbiamo conosciuto direttamente, solo don Gigi, giovanissimo, ebbe modo di incontrarlo un paio di volte insieme al suo parroco, don Giovanni Sassolini, che di Vannucci era amico. Ma l’impronta di padre Giovanni, il suo slancio profetico continuano ad accompagnarci.
Così come il suo sogno, scritto in una frase, un sogno che è diventato il nostro.