Un frate poeta e una scrittrice. Un uomo e una donna. Che ci guardano in viso e ci raccontano a cuore aperto, con autenticità e poesia, che cosa è, per loro, la fede.
E’ questo il contenuto del libro “Una fede nuda” di Ermes Ronchi e Marina Marcolini. Un libro che nasce da un incontro con questi due amici alla pieve di Romena: un libro che permette di respirare a pieni polmoni dentro le loro visuali aperte, libere e liberanti.
Siamo davvero contenti di averlo potuto pubblicare nella collana “Germogli” delle Edizioni Romena, perché l’idea di fede che troviamo in questo libro contiene anche, nel suo piccolo, anche l’esperienza della nostra fraternità.
Un esempio? Ve ne faccio due, leggendo con voi un passaggio di Marina e uno di Ermes…
Marina Marcolini
Bisogna fare con il vangelo come si fa con un lenzuolo: sbatterlo all’aria e al sole.
La fede nuda è una fede fresca. Non è la fede in scatola, cibo preconfezionato che si compra al supermarket delle religioni. La fede nuda sa di rugiada e di sole, come i germogli delle rose in aprile. Bisogna mettersi nudi, pelle a pelle, col vangelo nudo, liberato da tante parole stantie. Possiamo fare l’amore con la Parola. Possiamo sbucciarlo per addentare la polpa succosa che sta sotto.
Ma serve che tutti insieme facciamo una rivoluzione del linguaggio e Romena è uno dei centri di questa rivoluzione. La fede è stata avvolta, incartata, intonacata, in un linguaggio ecclesiale che fuori dalla chiesa non comunica nulla, suona come un gergo tecnico sganciato dalla vita.
Il vangelo ha subito un sequestro maschile ed ecclesiastico. Abbiamo appena cominciato a liberarlo dalle gabbie del moralismo, dai cascami di cultura patriarcale, dalle fasce di parole che lo hanno mummificato: «E questo infinito oceano / di parole, un oceano / di vocalizzi, / e gorgoglii: / Dio ucciso dalle nostre / mestissime omelie» (D.M.Turoldo, Tu rimorso, in Il grande male).
Bisogna fare con il vangelo come si fa con un lenzuolo: sbatterlo all’aria e al sole. E allora si trova una fede concreta che salva dalle astrazioni, una fede profumata di vita come il pane caldo di forno.
Il vangelo non parla del peccato e della redenzione e neppure parla di Gesù-Giuseppe-Maria. Il vangelo parla di me e di te.
Mi dice che, se lo lascio fare, Dio getta una passerella sopra i burroni del mio dolore e posso attraversarli. Mi dice che posso scrivere la storia della mia vita con una trama felice, e che felice, nonostante tutto, è anche la trama del mondo, ed è importantissimo che io ne componga un pezzetto di mio pugno. “Real change won’t happen without you”, dice uno slogan: nessun vero cambiamento può accadere senza di te.
Il vangelo parla di oggi: “Dio è un Dio del presente” (Meister Eckhart). E scopri che non è che tutto sia già stato spiegato, sistemato, incasellato. Il senso non è dato una volta per tutte, ma noi produciamo significati nuovi scrivendo oggi pagine nuove di scrittura sacra con le nostre vite: noi il vangelo non lo leggiamo, lo abitiamo.
I cristiani sono quelli che credono all’amore. Tu cosa credi? Io credo l’amore.
Se ci chiedono: tu cristiano a che cosa credi? La risposta che ci viene immediata è: credo in Dio padre onnipotente, in Gesù Cristo, lo Spirito santo. I più acculturati tra noi aggiungeranno qualche altro articolo di fede… e tutto questo va bene. Ma san Giovanni nella sua prima lettera ha una risposta molto diversa: noi abbiamo creduto all’amore che Dio ha per noi. I cristiani sono quelli che credono all’amore. Non si crede ad altro, non all’eternità, all’onnipotenza, ma all’amore.
E questo è molto importante perché all’amore possono credere tutti, giovani e meno giovani, credenti e lontani, chi ha un cammino spirituale, chi è lontano da ogni via religiosa, l’omosessuale e il risposato che scommette una seconda volta sull’amore.
Tu che cosa credi? Io credo l’amore. Non si crede ad altro. Aver fede nell’amore, avere fiducia negli innamorati. Non avvicinarli con la regola o il divieto, ma aiutarli a capire che c’è un annuncio di eternità dentro la relazione d’amore. Avvicinare con il divieto, con la norma chi è in situazioni complesse è sbagliato e talvolta vorrei dire criminale, significa allontanarli per anni o per sempre dalla chiesa.
Se noi crediamo l’amore, ne possiamo fare non un luogo di moralizzazione ma di rivelazione. Anzi il luogo privilegiato dell’evangelizzazione, il luogo privilegiato della teologia. L’amore rivela qualcosa del volto di Dio. Ogni innamorato è un mistico, capisce che l’altro conta di più, che l’amore ha fame di eternità.