Il blog di Romena, a cura di Massimo Orlandi

Una scelta d’amore e di libertà

brasiliane1Quando penso alla parola ‘comunità’ penso a loro. Così quella parola prende un suono caldo, vivo, il sapore dell’autenticità.
Le chiamiamo ‘sorelle brasiliane’ che non è un nome ma solo un modo condiviso per riferirsi a loro. Vivono in due case, a Roma e Assisi, dopo aver consacrato la loro voglia di stare insieme non tanto a un voto quanto a una scelta che ripetono ogni giorno da quarant’anni. Non conoscono gerarchie, quelle che avevano subito le hanno superate per obbedire al vento dello Spirito.
Erano suore, sono sorelle. E come sorelle, sono nostre sorelle maggiori, perché hanno sempre guardato con attenzione al nostro cammino. Così sarà proprio bello, domenica prossima, poterle incontrare a Romena e ascoltare il frutto maturo della loro scelta condivisa: una scelta d’amore e di libertà…

Belo Horizonte, anni Sessanta. Tutto comincia da qui. Comincia in un luogo che sembra inventato (si chiama Eldorado), comincia in un convento dove un gruppo di suore vivono la profezia del Vangelo e il rischio di attuarlo in un Paese afflitto dalla dittatura militare. Ma davanti alla loro fede e al loro esporsi quotidiano c’è il muro dell’istituzione, c’è la sordità delle gerarchie ecclesiastiche che non ascoltano, che non capiscono.

E così dopo un lungo travaglio, dopo tanti viaggi inutili a Roma, dopo estenuanti assemblee decidono, decidono insieme di lasciare tutte quante il convento e la Congregazione e  di affidarsi al vento dello spirito. E’ il 1968 e la loro rivoluzione è “un lento e sofferto esodo dall’istituzione conventuale alla comunità degli uomini” (Ernesto Balducci).

Tutte insieme vivevano, tutte insieme si disperdono per mille rivoli nel gorgo della vita. Ma la comunità è viva, è accesa nel cuore.
Restano in contatto, resta la fiamma. E negli anni, lentamente, si ritrovano, dall’altra parte del mondo, prima in Belgio, poi in Italia.
Trentadue sorelle sono di nuovo insieme. Non hanno più un vincolo, non un nodo che le tenga strette, hanno solo una voglia immensa di continuare a fare comunità, realizzando, sono loro parole, “Una comunità dello spirito ma con occhi aperti sul mondo”.

Non hanno una regola, la loro obbedienza è al voto di fiducia reciproca che rinnovano ogni giorno, non sono più parte di nessuna istituzione, la loro appartenenza è al popolo di Dio, non si possono riconoscere per un vestito, ma per la traccia d’amore che lasciano nel loro operare.
Durante il giorno ciascuna di loro ha un impiego nella società, nel campo del sociale, accanto ai disabili o agli anziani, della difesa dei diritti, ma a sera sono tutte insieme, a pregare, a condividere, a scambiarsi in maniera fertile le difficoltà e i frutti del giorno andato: “La missione  è ovunque dentro la vita, in tutte le condizioni e gli appelli che essa ci offre; non si tratta di convertire né di salvare nessuno, ma di partecipare, condividere, fare comunione, coltivare fiducia e speranza insieme alle donne e agli uomini con cui lavoriamo”.

Ricordo la prima volta che le ho incontrate, a Roma, insieme a don Luigi, una dozzina di anni fa. Ci trovammo nella saletta di una fondazione dove lavorano alcune di loro. Prima di cominciare l’incontro vollero condividere una cestina con panini di manioca (“è la farina della nostra terra”) e un liquore brasiliano (“per scaldare il cuore”).
Poi parlammo, parlammo a lungo, ed era tutto caldo, e ciascuna di loro si mostrava nella sua personalità e nel suo stile, dando alla conversazione un sapore vivo, ricco, stimolante. “Alla base dello stare insieme – ci dissero – c’è il coraggio della verità, di una verità senza veli. Chiarezza e trasparenza sono il miglior aiuto a camminare insieme”.

Domenica potremo incontrarle ancora, questa volta tutti insieme, nella nostra pieve,  e immergerci in quest’esperienza che non ha un nome e forse nemmeno un futuro, ma che trabocca di vita vera e di umanità.
“Il nostro – ha scritto Linda Bimbi, una delle sorelle – è stato un piccolo agitarsi delle acque, ma una rotta tenace in armonia col grande sommovimento dell’universo”.

 

 

brasilianePs L’unico libro che racconta il cammino delle ‘sorelle’ è “Lettere a un amico- cronache di liberazione femminile al plurale” di Linda Bimbi  (Marietti, 1990)