Lunedì prossimo un papa si affaccerà su quell’enorme cimitero che è il Mediterraneo per rendere omaggio a chi ha visto naufragarvi insieme la sua vita e le sue speranze.
La notizia della visita a Lampedusa la conoscete. Vorrei però condividere con voi un sentimento: un sentimento di liberazione.
Finalmente! Finalmente accade quello che abbiamo chiesto, sentito, sperato. Che un papa decida un suo spostamento così, fuori dai protocolli, fuori dalle routine, fuori dagli schemi, rifiutando i codazzi politici, solo per obbedire a un’urgenza. L’urgenza di dire che la chiesa è lì, lì dove si soffre, lì dove si muore. E dove altrimenti dovrebbe stare? Don Tonino Bello diceva che bisogna contrapporre ai segni del potere il potere dei segni. Una notizia come questa dà fiato alle sue parole…
Lampedusa, dunque. Suggerisco a Maria Cristina Carratù, se non lo ha fatto, di aggiornare il suo elenco. La mia amica giornalista sta infatti segnando, numerando e condividendo con gli amici tutte le cose inattese, impreviste e liberanti che papa Francesco sta facendo accadere. Lei le chiama, affettuosamente “le ganzate” di papa Francesco.
L’ultima che mi ero segnato riguardava la sua pronuncia sullo Ior, la banca vaticana. Era la numero 37. Ma è un aggiornamento provvisorio. Tutto può succedere, ogni giorno. Per questo mi piace tanto questa simpatica iniziativa di Maria Cristina, tanto che le ho chiesto di recuperarmi l’elenco dall’inizio: il rischio, infatti, è che ci dimentichiamo tutti i passi di questa meraviglioso, festoso, pacifico tentativo di ritorno della chiesa verso se stessa.
In questo momento così appannato della nostra storia, immersi come siamo in una democrazia così pallida, come la descrive don Ciotti, accompagnare, segnalare, ricordare i passi di papa Francesco ci fa bene, ci dà entusiasmo, ci spinge, ci emoziona.
Allora Lampedusa, “ganzata” numero 38, immagino. La più bella, la più attesa, la più toccante.
Papa Francesco, si legge, pregherà per i defunti, parlerà con i superstiti, incoraggerà gli abitanti dell’isola. Non c’è nulla di più straordinario della semplicità di esserci, a nome di tutti noi.