Il blog di Romena, a cura di Massimo Orlandi

Vento del sud

ragusa

 “La cosa che mi colpisce di più? E’ questo sentirsi attesi. Arrivi dopo un anno e la gente ti fa sentire quanto abbia aspettato il tuo ritorno, quanto abbia voglia di sentire quello spirito nuovo, quel cambiamento che provi a portare”. Per il nostro don Luigi, Gigi, non c’è un momento per disfare i bagagli. Da un viaggio a un incontro, da un corso a un’altra attività è difficile salire sul treno in corsa dei suoi pensieri. Stavolta no. E’ l’effetto di due settimane di incontri, di veglie, di esperienze in Sicilia e in Calabria.


Fa bene andare al sud. Quando ritorni, il vento che hai portato senti che è nulla rispetto a quello che ti riconduce a casa. Accoglienza, quello è il suo nome. “Domenica mattina presto. Nei pressi di Messina il nostro furgone è in panne, ha una ruota a terra. Gli attrezzi che abbiamo con noi non ci aiutano. Stiamo già pensando a una sosta forzata fino al giorno dopo quando si ferma una vecchia utilitaria. E’ un signore del posto. Ci aiuta a riparare provvisoriamente il danno, poi ci accompagna fino al più vicino paese, da un meccanico che conosce. Alla fine paga anche il conto. E se ne va”.

Gigi snocciola volentieri un episodio piccolo perchè dentro c’è l’anima di una terra. Quel signore non ha lasciato nemmeno il suo nome, ma la sera agli incontri vede facce che gli assomigliano. Da Palermo a Catania, da Ragusa a Locri, da Rossano Calabro a Cosenza: cambiano i contesti, ma trovi la stessa vampata di calore. Ed è questa che emerge forte, aldilà delle contraddizioni. Perché quelle ci sono: ci sono luoghi di una bellezza che incanta insieme a quartieri soffocati e invivibili, c’è un popolo gioioso e aperto e c’è la cappa ingombrante della criminalità, nella chiesa ci sono pastori coraggiosi ma anche troppe situazioni ingessate. “E’ una terra meravigliosa ma è anche una terra violentata” sintetizza Gigi. “Ai nostri incontri – prosegue – vediamo una partecipazione vastissima di persone di ogni età: nel quotidiano la gente sente soffocato il proprio slancio e quando si accorge della possibilità di qualcosa che spinge oltre, quanto sente un respiro di autenticità si offre con un entusiasmo che non ha pari”. “Sono partito curioso, ritorno con un tesoro di incontri e di umanità a cui potrò attingere per mesi” aggiunge Stefano Mori, da tanti anni collaboratore della fraternità, che ha partecipato a questo viaggio insieme a don Carlo, a Sandro Milanese e a Gianni Novello.

Non finisce qui. Presto il cammino della veglia punterà verso la Campania, poi in direzione della Puglia. Aumentano sempre le richieste delle città del sud di incontrarci. I chilometri sono tanti. Ma non importa.
“Italia è una parola aperta, piena d’aria”, ha scritto Erri de Luca. L’accoglienza del sud riempie i polmoni nostri. E quelli di tutto il Paese.