“Sa presidente, qui vengono persone di ogni tipo, di ogni età, credo, provenienza. E’ un po’ come un porto di mare”. “Be’ visto il posto in cui ci troviamo, più che un porto di mare, direi che è un porto di terra”. Era il luglio del 2001. Per la festa dei dieci anni di Romena ricevemmo la visita dell’allora presidente della Camera Luciano Violante. Fu lui, mentre provavamo a raccontargli che cosa fosse la nostra fraternità, a regalarci involontariamente l’appellativo nel quale più ci riconosciamo.
Porto di terra. Lo eravamo allora, lo siamo ancora di più oggi. E il salutare nuove persone, in arrivo e in partenza è, inconsapevolmente, una parte non trascurabile del nostro quotidiano.
Questa riflessione non cade a caso, ma è figlia proprio degli ultimi sbarchi e partenze avvenuti dal porto di terra e che riguardano proprio i responsabili della fraternità di Romena e dell’eremo di Quorle.
Ieri sera, con un gruppo di amici, abbiamo riabbracciato il nostro Wolfgang Fasser, da poco rientrato dal Lesotho. Dovevamo accoglierlo noi ma la festa l’ha organizzata lui: “una cenetta di un giorno di festa africano”, l’ha definita. Ha partecipato anche don Luigi: la serata era anche un modo per salutarlo. Da oggi infatti Gigi è in Sicilia dove resterà per tutta la settimana con un fitto programma di incontri e veglie che poi, dal 25 febbraio, proseguiranno in Calabria.
Arrivi, partenze. Non ci si abitua mai, non viene mai meno quel tuffo al cuore del salutarsi, non si è ancora trovato il modo per trasmettere tutto quel calore e tutto quell’affetto che si ha dentro. Neanche in un porto di terra si è imparato a celebrare degnamente quel momento così delicato e coinvolgente.
Eppure si può. Diversi anni fa Gigi accompagnò un gruppetto di collaboratori di Romena all’eremo di Campello, nel cuore verde dell’Umbria. Voleva farci conoscere i luoghi di Sorella Maria, la fondatrice dell’eremo, una delle figure più profetiche della spiritualità nel secolo scorso.
A sera, al momento della partenza, tutte le sorelle si sono radunate davanti all’eremo e ci hanno accompagnato al cancello di legno dell’uscita. Lì le abbiamo salutate.
Eravamo arrivati a piedi, e a piedi siamo ripartiti nel sentiero immerso nella natura, in una bella sera d’estate. A pochi metri dall’eremo abbiamo sentito l’abbraccio di un canto: erano le sorelle, ci consegnavano con un coro melodioso alla strada che avevamo da fare. Certi momenti non sono descrivibili: posso solo dirvi che l’armonia di quel canto che arriva, inatteso, alle spalle, è ancora fonte di emozione.
C’è tanto da imparare nelle pieghe della vita. E chi, come quelle sorelle, vive nell’attenzione delle sfumature, tanto ci insegna.
Altri viaggi verranno, e con essi i saluti.
Per questa volta valga il pensiero, affettuoso, che parte da qui: bentornato Wolfgang e grazie per l’Africa che ci hai portato nelle parole, nell’aria, nei cibi.
Buon viaggio Gigi, buon viaggio amici di Romena. E, per usare un’espressione di Sorella Maria, “I nostri cuori con voi”.