Con le parole non si racconta l’eremo di Campello. Bisogna proprio arrivar lì, recuperare il fiato dopo una camminata nel bosco, ristorarsi con lo sciroppo di sambuco preparato dalle sorelle, e poi…guardarsi intorno. Campello non evoca parole come bellezza, semplicità, umiltà. Campello le indossa, sono il suo abito quotidiano.
Odore d’Umbria. Assisi non è lontana, Francesco è anche qui. Non a caso sorella Maria quasi un secolo fa stabilì che sarebbe stata questa la casa del suo sogno di fede. Uno spazio di accoglienza semplice, di incontro, di preghiera, in comunione con il creato. Oggi le allodole, così si chiamano, sono in quattro, Daniela Maria, Monica, Lucia, Daniela.
Sono state loro ad accogliere il gruppo di collaboratori di Romena giunti qui, in pellegrinaggio, per toccare con mano la parola umiltà…
Nel corso di questo anno speciale, abbiamo infatti deciso anche di vivere esperienze di incontro con altre realtà che sentiamo importanti per noi: Campello, per esempio. Quelli che leggerete sono appunti raccolti ascoltando quel giorno il racconto delle quattro “allodole” su sorella Maria.
A questi fanno seguito i pensieri di una delle componenti del gruppo di pellegrini di Romena, Tiziana Bonora.
Tutti gli altri la gioia di quel giorno l’hanno riportata a Romena senza raccontarla. Era scritta nei loro occhi…
Umiltà è sapersi fermare e pregare
Sorella Maria chiedeva 20 minuti di sosta in madre Natura “Se stai in città, mettiti sotto un albero”, un lavoro manuale per mantenere l’equilibrio umano (cucire, zappare, falegname, fare a maglia..), un’ Ave maria al giorno detta con il cuore e un versetto delle scritture, un pezzetto del vangelo da meditare.
Con le sorelle, insisteva sempre sull’attenzione del cuore nella preghiera. Aveva orrore delle formule ripetute… però il problema era sempre del cuore. Lei recitava il suo rosario e diceva “se mi interrompi, ti so dire in qualsiasi momento per chi sto pregando”. Utilizzava questa preghiera perché probabilmente era la preghiera in cui era nata. D’altra parte, la consuetudine popolare di ripetere le Ave Marie è anche la possibilità più semplice di pregare. Quando gli anziani in paese ti dicono “prega per me”, ti dicono: dimmi un Ave Maria. È il sinonimo di preghiera.
Se tu veramente fai una preghiera, in qualunque momento tu la faccia, in qualunque situazione tu sia, questo è un gesto di umiltà, perché significa che hai bisogno di Lui, che cali i tuoi sensi di onnipotenza che puoi avere con gli altri ma non con Gesù. In ogni caso, è spiritualmente un “mettersi in ginocchio”, un riconoscere che hai bisogno di qualcos’altro e qualcun’ altro molto più grande e molto più potente di te. C’è umiltà di per sé nel fatto stesso che tu ti metta a pregare. Poi puoi pregare tanto, pregare poco, con una parola o con un’altra, sfronda tutto ma l’essenziale della preghiera è l’umiltà con cui ti poni davanti a Dio sapendo che è lui che guida i nostri passi..
Umiltà è saper imparare da tutti
Sorella Maria è una donna capace di grandi rapporti. In tutta umiltà, si faceva chiamare la minore, si firmava Maria la minore, non per vezzo umilistico ma perché veramente riteneva di dover imparare da tutti. Lei continua a inculcare questo, con una certa insistenza, anche alle sorelle.
Nella veglia fraterna che si fa alla sera intorno ad un tavolo, rifiutava e non voleva che si facessero discussioni politiche. Una volta succede che, nel periodo subito dopo la guerra, quando c’erano grandi discussioni politiche in Italia, sfugge di mano la situazione e nasce una discussione animata tra due persone che evidentemente era di fazioni opposte e se ne dicono di cotte e di crude. Il giorno dopo, una delle sorelle va da Maria e le dice: “ insomma, tu dici che dobbiamo imparare da tutti, ma che cosa vuoi che impariamo da queste persone?” Lei ci pensa un attimo e poi risponde tranquillamente: “tu devi comunque imparare da loro, fosse soltanto a non ripetere il negativo che hai visto nell’altro”. Quindi, non senza discernimento perché si rende conto che era una cosa negativa e che non bisognava impararlo, però in ogni caso c’è qualcosa nell’altro che tu devi rispettare e in qualche modo prendere e fare tuo anche solo per non ripetere.
Questo atteggiamento è l’atteggiamento che lei usa con tutti. Senza distinzioni, nei confronti delle sorelle, degli ospiti, di tutti.
L’accoglienza era a 360 gradi, con il cuore aperto a tutti.
L’umiltà si trasforma in saggezza
Sorella Maria non ha mai smesso di imparare e alle sorelle diceva “se state a sentire l’ospite, vi apre un mondo. Ogni ospite che viene, ha un mondo dietro”.
La forza dell’umiltà di Maria è questa: essendo umile, senza presunzione, senza voler insegnare niente a nessuno, di fatto accogliendo, e accogliendo così, diventa veramente una donna saggia, pur non definendosi lei così, e diventa capace di sostenere e aiutare la ricerca di tanti.
L’esperienza di Campello
di Tiziana Bonora
Nulla è più palpabile dello spirito di quel luogo, dell’atmosfera che mi colpisce quando entro.
E’ la sua essenza: “Io sono qui” mi dicono le umili cose e la natura intorno. Non si può fare a meno di amarlo. Non è difficile entrare nella percezione, oltre lo spazio e il tempo, oltre i miei pensieri più elevati. Poi capisco il perché. E’ un luogo di solitudine francescana, radice di eremiti, contemplativi, monaci … uomini e donne assetati di Dio. Luogo dove attingere ad una autenticità smarrita, luogo nel quale sostare e ricominciare a credere nella vita. Si respirano semplicità, intimità, tenerezza, essenzialità. Suscita in me desiderio di ascolto e di condivisione, desiderio di abbandonarmi a quel Dio che mi insegue con il suo folle amore negli angoli più nascosti del mio essere. Tutto è impregnato, fuso in perfetta armonia: il bosco, l’orto, le piante, i fiori, la terra, l’architettura, la povertà … le quattro sorelle! Daniela Maria, Monica, Lucia, Daniela , allodole custodi di tutto questo … così dolci, così tenaci, vittoriose sulle contraddizioni del nostro tempo. La loro delicata presenza ci dice che la pace è possibile, che la preghiera è potente, che la semplicità disarma e che il sorriso è dono essenziale dello Spirito.
Con sorella Maria e tutte le altre, canto di un animo tenero che risponde con tono mite al fracasso del male, profumando di bontà e di meraviglia.