“Finchè c’è vita c’è vacanza”. Parola del baffo di Cesuna. Un personaggio della valle di Asiago, una delle tante persone semplici ma sagge che hanno popolato la sua vita e i suoi film, scrive in una battuta il finale più adatto all’ultima intervista di Ermanno Olmi. Un’intervista speciale: lo coglie in uno dei momenti più delicati della sua vita, alle prese con l’aggressione della malattia. E qui, come sempre, più di sempre, il regista dell‘Albero degli zoccoli, con umiltà, dispensa parole-germoglio, l’intelligenza all’altezza del cuore.
L’intervista integrale di Gian Antonio Stella la potete leggere su questa pagina di Corriere.it. Qui sotto potete trovarne alcune perle…
La malattia
Mi sento bene. Bene. Anche se sono stato aggredito da questo male in maniera subdola. Nei primi momenti ho anche reagito: ma perché, porca miseria… Poi, in ogni situazione c’è qualcosa che val la pena di vivere».
La morte
La morte non è la fine. Perché il destino dell’uomo è nell’eternità. Non c’è istante di vita che non abbia un significato. Figurati l’ultimo degli istanti! È la summa di tutta la tua vita. Un istante. Un battito di palpebre. E c’è dentro tutta la tua vita. L’uomo è immagine di Dio e anche Dio è immagine dell’uomo. Che ha una capacità smisurata di essere l’infinito.
La verità
Essere degli intellettuali è un grande rischio. E bisogna sapersi, come dire?, rimpicciolire, umiliarsi, sentirsi ignoranti, per cogliere alcune cose. Invece quante volte vedi personaggi che parlano dall’alto della loro presunzione mentre invece la verità sta sempre con gli umili?
Il perdono
Prova a scandire la parola perdono in due: “per dono”. Il perdono non è un atto di contrizione. È Dio che proprio in questo si rivela: ogni volta che cadi in
errore io sono lì, pronto “per donarti” la pace tra noi».
Un Dio che si nasconde
La cosa bella di Dio è che si nasconde per farsi cercare. Perché? Perché Dio è tutto. “Ovunque tu mi cercherai io sarò”. C’è un detto fenicio, di duemila anni prima di Cristo: “Spezza un legno, solleva una pietra e io vi sarò dentro”. In ogni cosa “lui” si nasconde e tu devi avere quella capacità di scovarlo come i neri hanno la capacità, guardando un oggetto, di cercare ciò che quell’oggetto contiene come anima. Mentre invece il bianco europeo si chiede: questa cosa quanto può valere? Uno che ragiona così non avrà mai l’incontro con l’anima del mondo. Creiamo la nostra infelicità stupidamente».
Il baffo di Cesuna
Qui sull’Altopiano di Asiago c’era un personaggio formidabile, il Baffo di Cesuna. Aveva, anche quando stava male, momenti di illuminata intelligenza. Un giorno sentenziò: “Fin che c’è vita c’è vacanza”».